Le favole di Benedetta Rossi: la mia esperienza come autrice di podcast

Consigli utili e concreti per scrivere un podcast, di fiabe e non solo!

Il lavoro di scrittrice su commissione è quanto di più sorprendente possa esserci: in base alle richieste, ho avuto modo di lavorare in ambiti davvero diversi tra loro.

Davanti a una nuova attività, in questi anni ho provato i sentimenti più disparati: curiosità, entusiasmo, interesse, ma anche imbarazzo e sconcerto (soprattutto perché a volte mi vengono fatte delle richieste assurde… ma magari ve ne parlerò in un altro articolo).

Quando i referenti di un’agenzia con cui collaboro da tempo (ovvero Paolo Stefi e Rossella Piccini di TOAD) mi hanno chiamata per chiedermi se volessi partecipare alla stesura di alcuni episodi del podcast “C’era una volta – le favole di Benedetta Rossi“, l’emozione principale è stata… la meraviglia!

Conoscevo Benedetta Rossi da fan, perché adoro la sua simpatia e soprattutto le sue ricette semplici e creative. Se ho imparato a fare una pastafrolla decente, dopo anni di esperimenti falliti, è solo grazie a lei e al suo Fatto in casa da Benedetta. Avere la possibilità di scrivere racconti – addirittura favole! – per la sua voce è stato quindi un grandissimo onore.

Imparare a scrivere podcast con Le favole di Benedetta Rossi

Se il territorio delle favole e delle fiabe era il mio habitat naturale (quello da cui è iniziata la mia formazione editoriale), l’ambito del podcast era invece una novità per me.

Per fortuna, oltre ai professionisti di TOAD ho ricevuto degli ottimi consigli da un maestro d’eccezione: Dodo Occhipinti, che collabora con Benedetta Rossi da molto tempo. Oltre a darmi indicazioni in fase preliminare, si è anche occupato di revisionare ogni mio soggetto, e questo mi ha aiutata moltissimo a migliorarmi.

Ecco, quindi, come mi sono mossa per scrivere gli episodi che mi sono stati commissionati.

Studio del materiale

Per prima cosa, ho studiato tutti i podcast già pubblicati, visto che il mio incarico è iniziato a partire dalla terza stagione.

Non solo ho analizzato la sceneggiatura delle favole per verificare il tono di voce e la lunghezza, ma ho anche ascoltato gli episodi a uno a uno. In questo modo, ho capito come la parola scritta si trasformi quando viene recitata, come gli effetti sonori possano creare una particolare atmosfera e quanti metterne in ciascuna favola (nella fattispecie, non più di tre o quattro).

Frasi brevi

Una delle prime indicazioni che ho ricevuto è stata quella di utilizzare periodi non troppo lunghi: non solo per il genere in sé, ma anche perché la recitazione ha bisogno di più pause rispetto alla lettura a mente.

La sfida, quindi, è stata quella di creare frasi semplici e immediate, senza però impoverirne troppo la costruzione. Si tratta di dare movimento al testo in maniera creativa, ad esempio rivolgendosi direttamente agli ascoltatori come ho fatto in diversi punti della fiaba Un gelato speciale.

Dialoghi chiari

In una favola recitata ad alta voce, bisogna sempre sapere chi sta parlando. Quindi sono banditi i dialoghi “talking heads”, ovvero botta e risposta senza contesto.

Ma non bisogna nemmeno far subentrare la battuta di un personaggio “a sorpresa”, senza specificare chi stia parlando, (a meno che non ci sia la possibilità di chiarire subito agli ascoltatori a chi appartiene quella voce), per non creare ambiguità e confusione.

Griglia di scrittura

Iniziando a scrivere podcast, mi sono dovuta adattare a una formattazione completamente diversa alla mia solita pagina Word. Si tratta di rispettare una griglia divisa in blocchi, che permette a chi recita di capire meglio la divisione delle varie sezioni di storia. All’inizio è stato un po’ difficile, ma devo dire che con il tempo ho preso confidenza con questa nuova struttura.

Stile multisensoriale

Le fiabe illustrate, si sa, hanno il grande vantaggio di far sognare i bambini con le loro immagini, spesso variopinte e ricche di dettagli. Con un podcast, invece, dobbiamo “dipingere” le scene davanti agli occhi dei bambini senza l’ausilio di tempera e pennelli!

Per questo, una delle prime indicazioni che ho ricevuto è stata di usare uno stile vivido e quasi pittorico, ricco di colori. Cosa che mi è riuscita abbastanza semplice, visto che io amo i colori!

Nelle mie storie ne ho messi tanti, come ad esempio le sfumature dei fiori primaverili nella fiaba I folletti dei tulipani e le tonalità dei gusti all’interno di Un gelato speciale.

I sensi umani, però, non si limitano solo alla vista, come scrivo sempre ai miei autori nelle schede di valutazione che mi vengono affidate. Cerco quindi di trasmettere profumi, gusti e sensazioni tattili a chi sta ascoltando, in modo da offrire un’esperienza multisensoriale.

Azione

Un errore che facevo nei primi soggetti era quello di farmi trascinare dall’ambientazione e dalle emozioni che volevo trasmettere, trascurando i momenti d’azione.

Dobbiamo tenere presente che si tratta di un prodotto destinato ai più piccoli, in un’epoca storica che vede la soglia dell’attenzione (di grandi e piccini in generale) molto bassa. Bisogna tenere alto l’interesse, sia con un notevole brio stilistico sia con snodi narrativi vivaci. Quindi, largo alle avventure!

Creatività

Sono stata molto fortunata, perché ho avuto modo di esprimere la mia creatività al massimo. Certo, ho ricevuto indicazioni sui temi da trattare e sulle ambientazioni preferite, ma per il resto ho avuto una grande libertà.

Ho cercato, quindi, di non replicare le situazioni già trattate negli altri episodi, di essere originare e far sognare i piccoli ascoltatori, suscitando in loro un senso di meraviglia.

Messaggi

Il tema portante è sempre il cuore palpitante di ogni storia (On writing di King lo insegna), ma per i contenuti destinati ai bambini lo è ancor di più. Le favole di Benedetta Rossi veicolano messaggi che fanno bene al cuore, come l’importanza dell’amicizia e dell’inclusività, l’amore per la natura e gli animali, la voglia di essere genuini e di vivere un’esistenza ricca di stimoli. Mi piace l’idea che queste riflessioni echeggino nella mente dei piccoli ascoltatori, una volta terminato l’ascolto.

Alcune storie sono leggere e ironiche, altre più profonde, ma tutte hanno un loro insegnamento solido alla base. Per quanto mi riguarda, sono particolarmente legata alla favola La primavera di riccio spino, dedicata all’accettazione del proprio corpo, unico e speciale anche quando è diverso da tutti gli altri.

La potenza dei podcast

Un podcast va oltre le parole scritte o le immagini: diventa una voce che entra nella quotidianità degli ascoltatori, capace di veicolare i messaggi identificativi di un brand e di creare un legame unico con il pubblico. Se stai pensando di far conoscere la tua impresa in modo originale e al passo con i tempi, questo media potrebbe essere un’ottima opportunità.

Per qualsiasi domanda o curiosità sul mondo del podcasting, contattami pure: sarò felice di condividere la mia esperienza!

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